Ingresso don Sergio

Amici della Parrocchia

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VIENI, SIGNORE GESÙ, A FARCI CHIESA UNITA
Sabato 20 Novembre 2021 13:44

2. LA RECIPROCITÀ DELLA COMUNIONE

L'amore che si dona gratuitamente senza considerare risultati e risposte è una delle forme più alte di dedizione. Per certe sensibilità questo amore gratuito è la manifestazione dell'amore di Dio stesso, di cui la creatura è resa capace per grazia…

Non solo amare, ma anche lasciarsi amare, non solo lavare i piedi, ma lasciarsi lavare i piedi. La reciprocità come forma matura dell'amore è la vo­cazione di ogni uomo e di ogni donna. La differenza di genere è la differenza originaria che permette di praticare nella forma più alta e promettente la rela­zione comandata dal comandamento nuovo: gli uni gli altri. Il tema della relazione tra uomo e donna, tra uomini e donne nella Chiesa, tra uomini e donne nella società è un tema di inesauribile profondità e di drammatica attualità. È doveroso che con il contributo di tutti, con la saggezza dell'esperienza, con la molteplicità delle competenze sia affrontato nelle nostre comunità, come proposta educativa, come di­namica familiare, come aiuto all'interpretazione dei ruoli degli uomini e delle donne nella Chiesa e nella società.

La reciprocità come forma matura dell'amore è l'espe­rienza di ogni vera amicizia. Nella storia della santità cristiana il tema dell'amicizia come grazia che aiuta a diventare migliori e a dare gloria a Dio in una vita san­ta occupa un posto significativo. Nella vita di molti l'a­micizia è un'esperienza di incoraggiamento reciproco, di confronto edificante, di esplorazione coraggiosa di percorsi di missione. Gesù ha mandato i suoi discepoli non come singoli eroi, ma a due a due, come fratelli… I discepoli di Gesù, che hanno sperimentato l'amicizia con lui, sono chiamati a vivere e a testimoniare la grazia, la responsabilità, la coltivazione di rapporti come contesti propizi per portare a compimento la vocazione alla santità.

 

3. LA CORALITÀ DELLA COMUNIONE

Tutti i talenti, tutte le qualità delle persone, tutte le esperienze di aggregazione di laici e di consa­crati si possono chiamare carismi o vocazioni nella misura in cui edificano la comunione con il tratto della coralità, che comporta la stima vicendevole, la disponibilità a collaborare nel costruire percorsi e a dare vita a iniziative per il bene di tutti. In que­sta coralità di vocazioni il riferimento alla Diocesi, in comunione con tutta la Chiesa, è un criterio di autenticità.

Non siamo ingenui: le tentazioni di protagonismo, di rivalità, di invidia, di scarsa stima vicendevole sono sempre presenti e seducenti. Ci sono stati tempi di confronti aspri, di polemiche e divisioni anche nella nostra Chiesa. La preghiera di Gesù che chiede al Pa­dre la grazia dell'unità sia la nostra preghiera e deci­da la disponibilità di tutti.

In questo esercizio, per certi versi inedito di comu­nione, di "pluriformità nell'unità" possiamo essere aiutati da quella singolare forma di scuola cristiana che è l'ecumenismo di popolo a cui siamo chiamati in questi anni. Sono ormai diverse le parrocchie della nostra Diocesi che ospitano nei loro edifici una realtà ecclesiale (perlopiù parrocchie ortodos­se, ma anche comunità protestanti e pentecostali): le pagine del Vangelo secondo Giovanni che stiamo meditando ci invitano a non limitare la nostra di­sponibilità a una semplice e formale condivisione di spazi, ma a intrecciare forme di dialogo e soste­gno reciproco, così che tutti possiamo cogliere lo Spirito di Dio che, da maestro interiore qual è, ci insegna a interiorizzare sempre di più l'amore di Dio fatto carne in Gesù.

Se siamo grati per il dono ricevuto, il dono di essere salvati, il dono di essere in una comunità di redenti, il dono di essere in cammino per una speranza affi­dabile, perché il lamento è tanto diffuso?

L'amore fraterno comporta una specie di gara nello stimarsi a vicenda, il riconoscimento del bene che l'altro rappresenta per me, la riconoscenza per essere un cuore solo e un'anima sola nella comunione dei santi. Come posso essere amareggiato e risentito ver­so il fratello?

Nella comunità cristiana gli argomenti per essere scontenti gli uni degli altri hanno una radice ambi­gua e invito tutti a decifrare questa sorgente inquina­ta delle parole, dei pensieri, dei giudizi.

(+ don Mario Delpini)

 

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