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VIENI, GESÙ, A FARCI CHIESA LIBERA «Nel mondo, ma non del mondo»
Sabato 27 Novembre 2021 21:37

La Chiesa è libera quando accoglie il dono del Fi­glio di Dio; è lui che ci fa liberi davvero; liberi dalla compiacenza verso il mondo, liberi dalla ricerca di un consenso che ci rende inautentici; liberi di vivere il Vangelo in ogni circostanza della vita, anche av­versa o difficile; capaci di parresìa di fronte a tutti;

Chiesa libera di proporre il Vangelo della grazia, di promuovere la fraternità universale, Chiesa libera di vivere e annunciare il Vangelo della famiglia;

Chiesa libera di vivere la vita come vocazione perché ogni persona non è un caso ma è voluta dal Padre dentro il suo disegno buono per la vita del mondo.

Il messaggio di Gesù e la testimonianza della Chiesa suscitano una reazione che può essere di accoglienza grata, di esultanza per la liberazione attesa e spera­ta. Ma può esservi anche una reazione di antipatia, di ostilità e indifferenza…

Ma l'indifferenza e l'antipatia molto diffuse verso la Chiesa hanno la loro radice nella profezia che il Vangelo di Gesù ci chiede di testimoniare. Il Vangelo è infatti invito a conversione, è parola di promessa per chi ascolta, è contestazione di quanto tiene uomini e donne in schiavitù. Molti, a quanto pare, chiamano bene il male e male il bene e sono in­fastiditi dalla contestazione e dall'invito a trasgredire "i decreti del faraone". Come Mosè fu contestato dai suoi fratelli, così i discepoli di Gesù sono contestati da coloro che chiamano intelligenza il conformismo, libertà il capriccio, benessere la sazietà, tranquillità l'asservimento.

L'annuncio del Vangelo della famiglia suona antipati­co in una cultura che diffida dei legami indissolubili e delle responsabilità verso le persone amate. L'indivi­dualismo rischia di essere il principio indiscutibile dei comportamenti e quindi anche il criterio per organiz­zare la vita sociale e le sue leggi. Si ha infatti l'impres­sione che in ambito politico e nell'elaborazione delle leggi… sembra che prevalga una logica individualistica che intende assicurare a ciascuno il diritto di fare quello che vuole. Può essere che questo orientamento inci­da nel costume e nella mentalità e che la tradizione di solidarietà tra le persone, l'impegno delle istituzioni per il bene comune, l'apprezzamento per la famiglia, per i bambini e per tutte le attenzioni educative sia-no considerati temi lasciati al volontariato e privati di adeguata attenzione e sostegno.

La visione cristiana della vita, dell'uomo e della don­na, della vicenda personale e della storia del popolo considera invece centrale la famiglia, i legami affidabi­li, la riconoscenza come principio intergenerazionale, la fecondità come bene comune e promessa di futuro, l'educazione delle giovani generazioni come responsabilità ineludibile della famiglia e, in supporto alla famiglia, delle istituzioni e di tutti i "corpi intermedi".

La visione cristiana della vita, come vocazione, suo­na antipatica o incomprensibile alla mentalità del no­stro tempo. Una vita senza domande non si interroga sulla sua origine e non sa ringraziare. Una vita senza domande non si interroga sulla sua destinazione e non sa sperare. Una vita senza domande non ha cri­teri per valutare le sue scelte e non sa decidersi per una scelta duratura e irrevocabile, anzi la teme.

La comunità cristiana continua a celebrare ogni gior­no la Pasqua di Gesù, ad annunciare la sua morte e risurrezione, in attesa della sua venuta. Ha quindi un fondamento incrollabile per la speranza e la respon­sabilità di annunciare il Vangelo della vita eterna. I molti funerali che si celebrano nelle nostre chiese sono la quotidiana occasione per indicare ai presenti la consolazione più decisiva, nel momento in cui il dolore è troppo inconsolabile.

 

 

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