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Prepariamo il futuro “Chi ha orecchi ascolti la Parola e le parole”
Sabato 22 Gennaio 2022 14:06

«Frotte di ragazzi si rincorrevano per i sentieri sterrati, e guazzavano a piedi scalzi nelle pozzanghere dell'ultima neve di primavera. Sostenevano il filo di un aquilone, che si librava altissimo, splendido come un gabbiano, e scintillava ai raggi del sole morente, così come scintillavano di stupore i loro occhi rapiti.

Di qua e di là, catapecchie di lamiere, recinti di cartone pressato, tuguri di pietre e di frasche, da cui usciva invariabilmente un filo di fumo e il tubo di un'antenna. Sugli usci di casa le donne infreddolite contemplavano anch'esse il miracolo dell'aquilone, che le costringeva, sia pure per pochi momenti, a sollevare lo sguardo dalle quotidiane tristezze di quaggiù.

Mi si avvicinò una bambina. Le chiesi il nome. Si chiamava Milagro. Solo dopo seppi che Milagro vuol dire miracolo. La presi per mano e le chiesi di condurmi a casa sua. La seguirono subito cinque o sei altri fratellini, ed entrammo cosl in una baracca. La madre, dal cui collo pendeva un bambino addormentato, mi accolse con un lampo negli occhi, di pudore e di malinconia. Sul focolare schiumava una pentola di fave. All'angolo, due sedie spagliate. Per terra, un grande giaciglio. A un filo di corda, i panni dell'ultimo bucato.

Fui incuriosito da un libro aperto sul tavolo, accanto a una pila di piatti e di scodelle. Lo presi tra le mani e lessi sulla copertina: “El Santo Evangelio de nuestro Senor Jesucristo”. Ebbi un soprassalto di commozione. Mi sembrò di essere entrato in casa di parenti, e provai a dire alla donna: "Sono molto felice che voi leggiate il Vangelo". Fu allora che lei, rimasta in silenzio fino a quel momento, apri bocca e mormorò con un filo di voce che mi ha rigato l'anima e non si è cancellato mai più: “Unica esperanza por nuestra pobreza”. Unica speranza per la nostra povertà!

Dunque, quella baracca non era un rifugio di disperati! Li, al centro di quel tugurio, accanto alla fiamma del camino, crepitava un fuoco ancora più robusto: la speranza dei poveri. Dunque, in quella catapecchia di gente senza nome non si tirava a campare. Li, nella fatica delle tribolazioni quotidiane, prendevano corpo le calde utopie della rivoluzione cristiana e si alimentavano i sogni di cieli nuovi e terre nuove.

Avrei voluto abbracciare quella donna. Mi limitai a baciare il suo bambino che le dormiva sulla spalla e forse sognava anche lui. Fuori i ragazzi continuavano a correre. Nel cielo si librava, altissimo, l'aquilone. Mi parve allora, per incanto, che fosse stato ritagliato dalle pagine del Vangelo, e andasse ad annunciare la speranza cristiana alla città opulenta, giunta al crepuscolo della felicità. Avrei voluto dire a quei ragazzi di legare il filo a un'antenna, e di lasciarlo nel cielo per sempre, quell'aquilone».

L'augurio è che in ogni casa non manchi mai il pane del vangelo sulla tavola e che le sue parole di speranza facciano volare in alto i sogni di tutte le famiglie!

Racconto di don Tonino Bello

 

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