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PROPOSTA PASTORALE DELL’ARCIVESCOVO: “Kyrie, Alleluia, Amen”
Lunedì 05 Settembre 2022 11:40

Pregare per vivere, nella Chiesa come discepoli di Gesù

“Propongo di vivere nel prossimo Anno Pasto­rale, ma con lo scopo che diventi pratica costante, una particolare attenzione alla preghiera.

 

Abbiamo bisogno di riflettere sulla preghiera per comprendere il significato, l'importanza, la pratica cristiana, in obbedienza a Gesù nostro Signore, mo­dello e maestro di preghiera… Ho l'impressione che sia una pratica troppo trascu­rata da molti, vissuta talora come inerzia e adempi-mento, più che come la necessità della vita cristiana. Cioè della vita vissuta in comunione con Gesù, irri­nunciabile come l'aria per i polmoni.

 

Abbiamo bisogno di pregare, di metterci alla pre­senza del Signore per ascoltare la sua Parola, aprirci al dono del suo Spirito, entrare con confidente ab­bandono in comunione con il Padre.

La verifica e il ripensamento delle comunità pastorali esistenti e di quelle in formazione intendono richia­mare le condizioni per vivere la pastorale di insie­me con evidente ardore missionario, giungendo a formulare un quadro condiviso perché le comunità pastorali stesse siano riconoscibili, nella diversità dei territori della diocesi, come un progetto diocesano.

Abbiamo bisogno di pregare, di pregare tutti, di pre­gare insieme, di pregare molto.

La vita personale diventa un giogo pesante e uno smarrimento se non ascoltiamo la Parola che chiama e non viviamo la grata accoglienza della nostra vocazione a essere pietre vive nella santa Chiesa, la spe­ranza invincibile che si affida alla promessa di Gesù, Vita eterna, gioia piena, visione di Dio faccia a faccia.

 

Abbiamo bisogno di pregare, di imparare a pregare, di insegnare a pregare, perché la grazia di Dio operi e sia anima della missione, della carità, dell'impegno a vivere nel mondo, per il mondo, senza diventare sale insipido, presenza insignificante.

Abbiamo bisogno di pregare per attingere ogni giorno, insieme e personalmente, a un principio di pace e di fortezza…Forse qualche aspetto del disagio sociale, delle pato­logie che affliggono tante persone, in questa stentata e lenta uscita dalla pandemia, ha una radice anche nel fatto che la nostra società ha censurato la preghie­ra, dichiarandone l'inutilità e confinandola in un pri­vato eventuale e quasi imbarazzante.

La sollecitudine per la preghiera è una forma di ca­rità e ogni fratello e sorella dovrebbe prendersi cura anche della preghiera degli altri…

Propongo quindi di riflettere su alcuni temi e pratiche che riguardano la preghiera e invito ogni comu­nità e ogni fedele a verificare il proprio modo di cele­brare, di pregare, e a introdurre attenzioni, proposte, occasioni per offrire a tutti percorsi di preghiera che siano l'anima, il respiro, la forza della vita cristiana.”

 

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