MASCHERA & MASCHERE - “Che giro fanno due vite†|
Sabato 18 Febbraio 2023 21:42 |
“L’uomo ha due vite: una è la vita vera, l’altra quella immaginaria che vive nell’opinione, sua o della gente†(Pascal). Noi lavoriamo senza posa ad abbellire e conservare il nostro essere immaginario e trascuriamo quello vero. Se possediamo qualche virtù o merito, ci diamo premura di farlo sapere, in un modo o in un altro, per arricchire di tale virtù o merito il nostro essere immaginario, disposti perfino a farne a meno noi, per aggiungere qualcosa a lui, fino a consentire, talvolta, a essere vigliacchi, pur di sembrare valorosi e a dare anche la vita, purché la gente ne parli . Questo è l’ipocrisia. La parola deriva dal linguaggio teatrale. All’inizio significava semplicemente recitare, rappresentare sulla scena. Agli antichi non sfuggiva l’intrinseco elemento di menzogna che c’è in ogni rappresentazione scenica, nonostante l’alto valore morale e artistico che le viene riconosciuto… Il dolore e la gioia ivi rappresentati ed enfatizzati non sono vero dolore e vera gioia, ma parvenza, affettazione. Quello che è sulla faccia non è quello che c’è nel cuore. Noi usiamo la parola “fiction†in senso neutrale o addirittura positivo; gli antichi le davano il senso che essa ha in realtà : quello di finzione. Ciò che di negativo c’era nella finzione scenica è passato nella parola ipocrisia. Da parola originariamente neutra, essa è diventata parola esclusivamente negativa, una delle poche parole con significati tutti e solo negativi. C’è chi si vanta di essere orgoglioso o libertino, nessuno di essere ipocrita. L’ipocrisia è fare della vita un teatro in cui si recita per un pubblico; è indossare una maschera, cessare di essere persona per diventare personaggio. Il personaggio non è altro che la corruzione della persona. La persona è un volto, il personaggio una maschera. La persona è nudità radicale, il personaggio è tutto abbigliamento. La persona ama l’autenticità e l’essenzialità , il personaggio vive di finzione e di artifici. La persona ubbidisce alle proprie convinzioni, il personaggio ubbidisce a un copione. La persona è, umile e leggera, il personaggio è pesante ed ingombrante. Questa tendenza innata dell’uomo è accresciuta enormemente dalla cultura attuale dominata dall’immagine. Film, televisione, internet: tutto si basa ormai prevalentemente sull’immagine, Cartesio ha detto: “Cogito ergo sumâ€, penso dunque sono; ma oggi si tende a sostituirlo con “appaio, dunque sonoâ€. Un famoso moralista ha definito l’ipocrisia “il tributo che il vizio paga alla virtùâ€â€¦ È un pericolo anche per le persone religiose che sono solite compiere una moltitudine dei riti e delle prescrizioni che sono impegnate a osservare. Se non sono accompagnati da un continuo sforzo di immettere in essi un’anima, mediante l’amore per Dio e per il prossimo, essi diventano gusci vuoti… Quando l’ipocrisia diventa cronica crea, nel matrimonio e nella vita consacrata, la situazione di “doppia vitaâ€: una pubblica, palese, l’altra nascosta; spesso una diurna, l’altra notturna. È lo stato spirituale più pericoloso per l’anima, dal quale diventa difficilissimo uscire, a meno che non intervenga qualcosa dall’esterno a infrangere il muro dentro cui ci si è chiusi. L’ipocrisia è menzogna. È occultare la verità ; nell’ipocrisia l’uomo declassa Dio, lo mette al secondo posto, collocando al primo posto le creature, il pubblico. L’ipocrisia è dunque essenzialmente mancanza di fede, una forma di idolatria in quanto mette le creature al posto del Creatore… L’ipocrisia manca anche di carità verso il prossimo, perché tende a ridurre gli altri ad ammiratori. Non riconosce loro una dignità propria, ma li vede solo in funzione della propria immagine. Numeri della audience e nulla più. Una forma derivata di ipocrisia è la doppiezza o l’insincerità . Con l’ipocrisia si cerca di mentire a Dio; con la doppiezza nel pensare e nel parlare si cerca di mentire agli uomini. Doppiezza è dire una cosa e pensarne un’altra; dire bene di una persona in sua presenza e dirne male appena ha voltato le spalle. (padre Raniero Cantalamessa) |